venerdì 19 agosto 2016

"Una famiglia piccola così" di Jennifer Arnold e Bill Klein: quando sogni e forza interiore uniscono

“Una delle cose più divertenti della nostra storia è il fatto che le vite di entrambi sono state incredibilmente simili fin dall’inizio. Siamo nati affetti dallo stesso tipo di nanismo e siamo stati seguiti dagli stessi dottori, negli stessi ospedali, a volte perfino negli stessi periodi. Infatti, come scoprirete più avanti, ci siamo conosciuti da bambini. A quel primo incontro ne sono seguiti altri, alcuni mancati per un soffio altri riusciti, che con il senno di poi sembravano davvero troppo incredibili per essere semplici coincidenze. Quando infine è arrivato quello decisivo, abbiamo subito capito di essere anime gemelle destinate a stare insieme.”
A tanti di voi sarà capitato di guardare su Real Time TV il Real Docu “Il nostro piccolo grande amore”, giunto ormai (in Italia) all'ottava stagione.

Per chi non sapesse di cosa si tratta sto parlando della serie che racconta la storia di Jennifer Arnold e Bill Klein, americani entrambi affetti dalla stessa forma di nanismo, sposati, neonatologa lei e imprenditore lui. Nel corso degli anni i due sono stati seguiti dalle telecamere nella vita di tutti i giorni mostrando al pubblico la loro routine, compresi i viaggi intorno al mondo per recuperare i bambini adottati, anch’essi affetti da nanismo, Will e Zoey.

Di recente hanno deciso di scrivere un libro, “Una famiglia piccola così (con un sogno grande da realizzare)” (titolo originale “Life Is Short – No Pun Intended”, traduzione di Francesca Barbanera), edito in Italia dalla Rizzoli nel mese di marzo 2016, e quando l’ho scoperto, un mese fa circa, ho deciso che sarebbe stato una delle mie letture estive.

Consapevole del fatto che potesse esserci il rischio di ritrovare fatti già noti tramite il Real Docu, ho letteralmente divorato le 341 pagine e so che l’avrai fatto anche se non fossi stata a conoscenza in precedenza della serie.

La struttura del libro è molto carina: i capitoli sono scritti ad alternanza da Jennifer e Bill e pur essendo separati dialogano tra di loro: è un po’ come averli davanti agli occhi mentre raccontano le loro vicissitudini. Si parte dalla nascita, per nulla facile per le due famiglie, e subito si viene a conoscenza delle complessità incontrate, fra diagnosi affrettate, o in certi casi inesistenti, e operazioni interminabili e foriere di ansia.

Protagonisti della prima parte del libro il Johns Hopkins Hospital e il dottor Steven E. Kopits, uno dei pochi medici e chirurghi esperti di displasia spondiloepifisaria (quella di cui sono affetti Jennifer e Bill), un’ancora di salvezza per tanti bambini che grazie a lui possono oggi condurre una vita normale, o comunque priva di tutte quelle difficoltà che avrebbero dovuto affrontare in mancanza di determinate operazioni.

Jennifer e Bill crescono, vedono le loro famiglie mutare, intraprendono gli studi superiori e poi quelli universitari e scoprono il mondo con occhi curiosi che talvolta si velano però di lacrime a causa dell’insensibilità della gente. Nonostante ciò i due non si scoraggiano e perseguono i loro sogni nonostante tutto e tutti, mossi per di più da una spiccata e innata intelligenza.


Ci vogliono trent’anni circa prima che i due si conoscano, pur essendoci stati in passato momenti, luoghi e operazioni vissuti in contemporanea. Poi il matrimonio e infine l’adozione dei due bambini oggi loro figli a tutti gli effetti, Will, di origine mongola, e Zoey, di origine indiana. Un nuovo inizio, non privo di difficoltà, ma ricco di amore per la vita e per ciò che questa potrà donare loro di giorno in giorno.

Una storia forte e commovente, l’esempio di due persone che hanno deciso di raccontarsi per aiutare gli altri a coltivare una sensibilità nuova e differente nei confronti di chi spesso viene considerato diverso. 

La loro statura è inferiore alla media e nel corso della loro esistenza hanno subito, e subiranno ancora, diversi interventi chirurgici, ma oltre a questo non vi è niente di diverso in loro e non possono che essere un esempio per tanti.


Un libro che spero leggano, riflettendoci su, in tanti e nel frattempo non ci resta che continuare a seguire la serie su Real Time (o tramite l’app Dplay). 


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