Lion, Saroo Brierley |
“Non ricordo esattamente cosa feci: forse urlai, presi a pugni le porte o forse piansi. Però ricordo che il cuore mi batteva tre volte più veloce del normale. Se avessi saputo leggere i cartelli appesi, forse avrei capito dov'ero diretto o come uscire da lì. Ma non sapevo leggere. Corsi avanti e indietro guardando sotto tutti i sedili, nel caso ci fosse stato qualcuno che dormiva sdraiato là. Invece c’ero solo io. Continuai comunque a correre, gridando disperato il nome di mio fratello, pregandolo di venirmi a prendere. Chiamai anche mia madre e persino Kallu, con tutto il fiato che avevo in gola. Nessuno rispose e il treno non si fermò.”
Saroo è solamente un
bambino quando quella mattina riesce a convincere il fratello a portarlo con
sé. Poi però si addormenta e quando si risveglia il fratello non c’è, così sale
su quel treno che improvvisamente parte e quando se ne rende conto è troppo
tardi.
Le ore passano, il bambino si dispera, dorme ancora, si risveglia, fino
a quando il treno giunge a Calcutta, una delle città più grandi, popolose, povere,
caotiche e pericolose dell’India. Lui è solo e cavarsela sarà molto più
complicato di quanto lui avrebbe immaginato.
“Lion: La strada verso
casa” (Rizzoli, 2016, traduzione di A. Taroni) di Saroo Brierley è la vera
storia dello stesso Saroo, bambino indiano, naturalizzato australiano grazie
alla famiglia che lo adottò.
In tanti avranno sentito
parlare di questa storia per via del film (regia di Garth Davies, protagonisti Dev
Patel, Sunny Pawar e Nicole Kidman) uscito nelle sale cinematografiche italiane il 22
dicembre 2016, ma esiste anche un libro, già pubblicato nel 2014 dalla Fabbri
Editore e riedito dalla Rizzoli nel novembre 2016 (titolo originale “A Long Way
Home: A Memoir by Saroo Brierley”).
La storia di Saroo è
incredibile, è un susseguirsi di eventi terribili e altri provvidenziali; è
inverosimile che un bambino così piccolo sia riuscito a cavarsela da solo ed è
bellissimo che, dopo tanta insicurezza e sconforto abbia trovato una famiglia
per poi, tanti anni dopo, ritrovare quella di origine.
Saroo Brierley |
Saroo ci conduce per mano
lungo le strade della città di origine, per le vie affollate di Calcutta, i
suoi occhi di bambino sono i nostri, e nostre diventano le sue paure e le sue
gioie.
Berampur e Ginestlay continueranno a lungo a vorticare nelle menti dei
lettori che restano incollati alle pagine dalla prima all’ultima,
sbirciando di tanto in tanto tra le foto presenti nella parte centrale del
libro.
Duecentoventipagine
emozionanti nelle quali conosciamo la madre Kamla, i fratelli Kallu e Guggu, la
sorella Shekila, la signora Sood, fortuna per tanti bambini, e i generosi John
e Sue Brierley.
A sorprendere sono anche
la contrapposizione tra la povera India, da sempre sulla via della
industrializzazione foriera di inquinamento e forse maggiore caos, e l’ordinata
Tasmania.
Una storia da leggere
tutta d’un fiato, per sorprendersi e comprendere che tanti bambini possono
ancora sperare grazie alla generosità degli altri e oggi anche grazie alle
nuove tecnologie che ricoprono un ruolo fondamentale nella vita del fortunato
Saroo.
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