Si chiama “The OA” ed è
la nuova serie firmata Netflix.
La prima stagione ha debuttato il 16 dicembre
2016, proprio pochi giorni fa, dopo un trailer pubblicato a sorpresa che ha lasciato tutti incuriositi.
La prima puntata comincia
con il ritrovamento di Prairie, una ragazza cieca scomparsa da sette anni che
ora vede di nuovo. Nessuno sa dove abbia trascorso quegli anni e lei non
intende raccontare ciò che le è successo. E quando riescono a tirarle fuori
qualche parola si tratta di frasi senza un senso logico e non vuole neppure più
essere chiamata con il suo nome, dice infatti ora di essere ‘la PA’ (the OA in
inglese). Si brancola nel buio insieme alla protagonista che cerca
disperatamente un collegamento ad Internet e grazie a ciò incontra alcuni altri
ragazzi che si riveleranno fondamentali in quella che lei considera la sua
missione.
A primo impatto si
possono cogliere delle somiglianze con “Stranger things” ma si tratta di una
sensazione fugace data dall’ambientazione, siamo nella classica piccola
cittadina americana in cui la gente non aspetta altro che qualcosa di strano o
raccapricciante accada, e dall’aspetto di alcuni protagonisti. Ma “The OA” è
molto di più e se lo si vuole giudicare non vi sono vie di mezzo, o lo sia ama
o lo si odia.
Si tratta un thriller fantascientifico
psicologico? O di una serie drammatica che verte verso il soprannaturale? Forse
è un mix tra i due ma di sicuro vi è solo che è molto strano e questo non
sorprende se pensiamo a quante serie tv nascono quotidianamente.
Come
combattere la concorrenza e attirare il pubblico se non proponendo qualcosa di
inedito e di difficilmente decifrabile ma forse per questo ancora più affascinante
e spiazzante?
Brit Marling e Zal
Batmanglij, non è la prima volta che lavorano insieme (nel 2013 hanno ottenuto
la candidatura come miglior film d'esordio agli Independent Spirit Awards 2013
con “Sound of my voice”), hanno dato sfogo alle loro fantasie più assurde e la
prima ha contribuito anche come protagonista della serie, con la sua
interpretazione eterea.
Otto puntate dalla durata differente (anche questa scelta piuttosto misteriosa): la prima di 70
minuti, altre di un’ora e una addirittura di 31 minuti.
Molto suggestiva la parte
in cui si racconta il passato di Prairie bambina, tra le nevi e i ghiacci
dell’inverno russo. E poi il racconto di quegli anni, con la comparsa del
cattivo (anche lui personaggio controverso) interpretato da Jason Isaacs
(Lucius Malfoy in “Harry Potter”), gli esperimenti scientifici, i sogni vividi
e la serra nella quale ha vissuto con altre persone.
Il finale di serie fa
intuire la futura realizzazione di una seconda serie, dopotutto solamente di
alcuni fatti si è avuta una sorta di spiegazione ma rimane ancora molto da
raccontare e da svelare.
E chi ha amato questo
prime affascinanti otto puntate, definibili cervellotiche, non vedrà
sicuramente l’ora di andare oltre, tra quelle atmosfere così particolari che
oscillano tra fantastico e fantascientifico e che portano a riflettere sulla
vita e sulla morte con ciò che potrebbe attenderci dopo.
PER VEDERE IL TRAILER CLICCA QUI
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