Pesca estiva in Lapponia, Juhani Karila
“A quel punto, all’altra estremità dello stagno si materializzò Näkki. Sorse dall’acqua lentamente, come un’antica statua rivelata dalla marea. Bello come un dio greco. Elina sapeva che Näkki assumeva sembianze maschili, femminili o androgine a seconda della persona che voleva attrarre. Chiunque commettesse l’errore di guarda i suoi occhi vi si perdeva.”
Elina
Ylijaako giovane donna, torna ogni estate nella sua terra di origine ma
stavolta ha un unico pensiero: catturare quel luccio, non uno a caso, entro il
18 giugno. Il luccio non abbocca e il tritone Näkki, dio delle acque capace di
far innamorare perdutamente chiunque lo guardi negli occhi, è deciso a
ostacolare Elina. A complicare la situazione l’arrivo in paese della detective finlandese
Janatuinen, che sta indagando proprio sul suo conto e che non è abituata ad un
luogo che sembra autogovernarsi.
Ben presto scoprirà che la famiglia Ylijaako non
gode affatto di una buona reputazione e decide di accertarsene di persona. A
farle compagnia un enorme balorso che la seguirà ovunque andrà. Ma perché Elina
vuole catturare a tutti i costi il luccio? Forse ha a che fare con il suo
passato?
La Lapponia
orientale è una terra selvaggia, ricca di laghi e paludi, la terra dei sami, di
tradizioni antiche, di una mitologia per la quale la natura
non doveva essere disturbata o distrutta senza motivo e non sorprende che una
storia così originale e divertente venga ambientata proprio qui.
“Pesca estiva in Lapponia”
(Fazi Editore, 2025, traduzione di Delfina Sessa) è l’esordio letterario del
finlandese Juhani Karila.
Ciò che inizia in modo
strano, con questa donna che sta impazzendo per un luccio di stagno, prosegue
poi con una storia molto bella che vede Elina silenziosa e solitaria a causa di
una storia d’amore non finita come avrebbe sperato. I ricordi rischiano di
ammazzarla, così come la maledizione che incombe su di lei ma c’è chi le vuole
bene e riceverà aiuti inaspettati tra dei furiosi e accuse più o meno fondate.
“Era maggio, e la neve
ancora resisteva nei fossi e ai bordi delle case, dove d’inverno era stata raccolta
in grandi cumuli. Intorno a quelle montagnette gorgogliavano senza sosta rivoli
e rivoletti d’acqua. I fringuelli cinguettavano sui pini, sui campi
imperversavano i chiurli. Dalle grondaie cascavano grosse gocce d’acqua
sfavillanti, ma Elina non sapeva ancora che da quel momento in poi lo scorrere
dell’acqua e i versi degli uccelli le avrebbero riportato alla mente quei
giorni felici.”
Oltre trecento pagine che
ci portano nel suggestivo paesaggio lappone, tra leggende e credenze a noi
sconosciute. La storia è surreale ma realistici sono i sentimenti della
protagonista e la sua adolescenza.
“Figlia insignificante di
una casa insignificante. Però è nata nel bel mezzo di un temporale e perdipiù
in un punto del pianeta dove le creature fantastiche migravano tra i mondi e
facevano volare scintille.”
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Juhani Karila |
“Osservò la luce argentea
della notte degli spettri
illuminare a poco a poco le pareti e accolse la paura
che filtrò nella stanza insieme alla luce, perché la paura era un’alternativa
auspicabile al malessere. Senza neppure andare alla finestra sapeva che dall’altra
parte c’erano i suoi genitori che guardavano dentro, nella casa che era stata
loro.”
Aggiungete una storia
d’amore ed un contesto affascinante con una natura rigogliosa e una volta letto
non vi scorderete più di questo libro. Anche perché, purtroppo, di scrittori
finlandesi tradotti in Italia, ce ne sono ancora troppi pochi. Ma ogni volta è
una garanzia di originalità e di umorismo.
“Dall’altro lato della
strada, nel piazzale della stazione di servizio, c’era un’anziana con le braccia
abbandonate lungo i fianchi che pareva imbambolata. L’agente si domandò per
quale motivo in Lapponia si vedessero in giro poche persone alla volta. Come se,
per uscire di casa, bisognasse aspettare il proprio turno.”
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