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Il tempo della speranza, Brigitte Riebe |
“Stavolta però si era sentita molto diversa e persino un pizzico di invidia accompagnava quello struggimento che l’aveva pervasa all’improvviso. Forse perché ormai aveva ventisette anni e non era più una ragazzina? Flori non si era mai soffermata a pensare alla sua età, ma quel giorno, per la prima volta, lo fece.”
È sempre triste giungere
al termine di una saga familiare e lo è ancora di più quando, come in questo
caso, sentivamo di far ormai parte della vita delle protagoniste e ci eravamo
affezionate a tal punto da avere l’impressione di trovarci noi stesse nella
Berlino di quegli anni.
Dopo “Una vita da ricostruire” e “Giorni felici” le sorelle Thalheim sono tornate ne “Il tempo
della speranza” (Fazi Editore, marzo 2022, traduzione dal tedesco di Teresa
Ciuffoletti e Viola Savaglio), il capitolo conclusivo che vede stavolta al
centro delle vicende la piccola di casa, Florentine, all’eterna ricerca della
propria strada e di qualcuno che sappia capirla e farla stare bene.
Siamo negli anni Sessanta, anni importantissimi per Berlino, per la Germania e per l’intera Europa. Florentine ha deciso di rientrare a casa dopo un periodo trascorso a Parigi ma non sa cosa la aspetta. Il suo sogno è sempre stato quello di lavorare nel mondo dell’arte ma il padre non la appoggia, la vorrebbe impegnata nell’attività di famiglia, ed entrare all’accademia d’arte sembra più complicato di quanto avrebbe pensato. A peggiorare il tutto un insegnante che la illude e seduce per renderle poi la vita un inferno.
Ma Florentine è forte e testarda e non sarà certo questo imprevisto a distoglierla dai suoi progetti. Sono in serbo grandi cose per lei, il sangue che scorre nelle vene delle sorelle Thelheim è anche il suo e tutte riusciranno a trovare stabilità e felicità, nonostante le difficoltà e i tentativi di divisione della loro famiglia così come della loro città.
“Ogni parola un colore a cui si abbandonava
totalmente, senza vergogna, senza trattenere nulla. Quella notte Flori non
aveva bisogno di nascondere il fatto che potesse vedere le parole, che queste
diventassero colori nella sua testa.”
Con “Il tempo della speranza” la scrittrice tedesca Brigitte Riebe ci catapulta ancora una volta in una Berlino dalle mille sfaccettature, ricca di stimoli e di storia: incontriamo Marlene Dietrich al termine della sua carriera, visitiamo la Berlinale e vediamo alcuni dei film più importanti di quegli anni, ascoltiamo la radio, conosciamo Willy Brandt e consorte, assistiamo alla costruzione della chiesa ottagonale accanto alla Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche (gravemente danneggiata negli anni Quaranta) e alla costruzione del Muro che dividerà in due la città.
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Brigitte Riebe |
“Per questo è sempre più importante occuparsi di libri
– di buoni libri – per far sì che la gente non si faccia sommergere da tutto
ciò che si vede e sente, ma possa pensare in maniera autonoma.”
Le ragazze sono cresciute
davanti ai nostri occhi, e dopotutto cos’è questa indimenticabile trilogia se
non un bellissimo, lungo e commovente romanzo di formazione le cui pagine
scorrono fin troppo veloci mostrandoci quanto la storia possa influenzare le
esistenze di una famiglia, le emozioni e le evoluzioni di esistenze ognuna con
la sua particolarità e sensibilità?
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