venerdì 30 luglio 2021

“Ballo in maschera” di Caterina Franciosi: una romantica storia d’amore nell’Inghilterra dell’Ottocento

Ballo in maschera, Caterina Franciosi

“L’aria fresca mi schiarì le idee, ma non il cuore. Il mio animo era turbato e sapevo bene che c’era un solo modo per calmarlo: rivedere Anthony e tirargli uno schiaffo dritto in faccia. Mi sentii prudere le mani al solo pensiero.”

Victoria Darcey (curiosa e probabilmente intenzionale la somiglianza fonetica con il mitico Darcy di “Orgoglio e pregiudizio”) è da sempre innamorata di Anthony, lo scapolo d’oro del momento, ma lui un giorno se ne è andato senza dirle niente. Da quel momento lei è in collera e non vede l’ora che lui torni per fargliela pagare. 

Siamo nell’Ottocento e in quegli anni essere donna significava dover trovare un uomo da sposare.

Senza Anthony lei dovrà optare per un altro uomo e il ballo in maschera di villa Hyatt sarà l’occasione perfetta. Peccato che l’unico interessato a lei sembri essere Lord Gillingham, strabico, poco dedito alla pulizia del corpo e tutt’altro che gradevole. Poi a un certo punto compare un bellissimo uomo in maschera e Victoria non ha occhi che per lui, convinta che si tratti di qualcuno che ha già incontrato in passato.

“Ballo in maschera”, una delle ultime pubblicazioni della scrittrice romagnola Caterina Franciosi, è uno dei quattro libretti facenti parte della collana Milena in love - Colpo di fulmine. Quattro storie che raccontano l’amore in luoghi e sfaccettature differenti, seconda la sensibilità propria delle singole autrici italiane.

“Mi voltai. Davanti a me c’era l’uomo in completo blu e argento, gli occhi incorniciati dalla maschera. Occhi di un colore inconfondibile.”

Caterina Franciosi
È una storia che fa sognare, con il classico ballo in maschera, abiti bellissimi, valzer e damigelle con i loro cavalieri.

E in aggiunta il mistero di un aitante cavaliere che appare improvvisamente e lascia tutte stregate.

Un piccolo giallo romantico dalla trama non troppo originale ma con protagonisti perfetti per l’ambientazione nella quale li troviamo.

E poi come non innamorarsi di una fresca e appassionante avventura amorosa alla “Bridgerton” dal finale più romantico che avremo potuto immaginare!

Un racconto breve, poco più di quaranta pagine, denso però di emozioni, di ironia, di leggerezza, di romanticismo, ben scritto; l’ideale per una bella lettura estiva che al suo termine lascia un sorriso sulle nostre labbra e un fremito nel nostro cuore.

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giovedì 29 luglio 2021

“E vissero felici e imperfetti” di Federica Cabras: una storia d’amore diversamente romantica

E vissero felici e imperfetti, Federica Cabras

“Sogno da sempre un ragazzo che mi porti la colazione a letto, che mi compri mille rose rosse. mensilmente andrebbe benissimo – che mi accarezzi la schiena finché non mi addormento la notte, che faccia scorrere – questo quotidianamente – le dita tra i miei capelli, strappandomi brividi di piacere diffusi.”

Elisabetta è un’inguaribile romantica e sognatrice. Ha forse letto un po’ troppe volte “Orgoglio e pregiudizio”, vuole diventare una scrittrice – al momento le sue trame sono piuttosto sdolcinate – e aspetta il principe azzurro con il quale condividere la sua seconda prima volta. 

Poi un giorno, durante una passeggiata al parco, si imbatte in un tipo che attacca bottone di sua iniziativa, in modo non gradito e piuttosto volgare. Fabio rappresenta la persona della quale lei non potrebbe mai innamorarsi o almeno questo è che ciò che credeva prima che accadesse qualcosa di inaspettato che cambierà ogni sua certezza.

“E vissero felici e imperfetti”, una delle ultime pubblicazioni della scrittrice sarda Federica Cabras, è uno dei quattro libretti facenti parte della collana Milena in love - Colpo di fulmine. Quattro storie che raccontano l’amore in luoghi e sfaccettature differenti, seconda la sensibilità propria delle singole autrici italiane.

Qui troviamo l’amore romantico che cambia rotta nel momento in cui qualcosa di imprevedibile avviene. Non è sufficiente la ripugnanza iniziale per negare un qualcosa che diventa palese con il proseguo della vicenda.

Elisabetta è una ragazza che vorrebbe la perfezione ma che scopre che questa non esiste e che ci può essere tanto altro di altrettanto desiderabile.

Federica Cabras
Lo scopre a suo discapito, poiché in quel parco si imbatte in una situazione sgradevole e si rende conto, anche successivamente, che è fondamentale andare oltre le apparenze e comprendere cosa si nasconde dietro a certi comportamenti.

“Non riesco ad articolare una frase completa. Cos’ho appena detto sulla notte? No, non c’è nulla di poetico nel sentirsi insicuri. Nulla di bello, di armonioso. C’è solo la paura che scorre come il sangue, con la stessa intensità. E loro lo fiutano, il mio timore, e reagiscono come cani selvatici e famelici di fronte a un pasto inaspettato.”

“E vissero felici e imperfetti” è una storia d’amore atipica e diversamente romantica nella quale osserviamo la crescita di una donna e della sua consapevolezza che l’amore si può nascondere dove meno ce lo saremo aspettate.

Un racconto breve, poco più di quaranta pagine, denso però di emozioni, di ironia, di leggerezza, ben scritto, l’ideale per una bella lettura estiva che al suo termine lascia un sorriso sulle nostre labbra e un fremito nel nostro cuore.

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mercoledì 28 luglio 2021

“Al riparo dai sogni” di Cristina Biolcati: galeotto fu il libro, chi lo scrisse, e chi lo mise in vetrina

Al riparo dai sogni, Cristina Biolcati

“Le piaceva tutto di quell’uomo. Si rigirò nel letto arresa all’idea che, sebbene lo conoscesse da poco, non avrebbe disdegnato averlo lì con sé. Non le era mai capitato prima, ma era come se Alex le fosse entrato dentro. Le sembrava di conoscerlo da sempre e ne aveva voglia.”

Francesca adora i libri da sempre e da quando lavora in una libreria ne legge ancora più di prima. Un giorno, all’ora della chiusura, si presenta Livio, un ragazzino, che le fa una proposta curiosa. 

Pare che il nonno frequentasse sempre quella libreria e che il suo sogno sia sempre stato quello di pubblicare un libro e vederlo in vetrina. Ora il nonno non gode più di ottima salute e il nipote desidera realizzare questo suo ultimo desiderio. 

La libraia è titubante ma quando scopre che lo scrittore è il caro Ammiraglio Orioli accetta subito e si mette a disposizione per esporre quel libro che verrà presto stampato. 

È questo il motivo che la porta a conoscere Alex, il padre di Livio, suo coetaneo. Non è difficile immaginare che tra i due nasca qualcosa ma le cose non sono così semplici e sarà necessaria un’avventura rocambolesca tra case di riposo e vecchie dimore isolate.

“Al riparo dai sogni”, una delle ultime pubblicazioni della scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione Cristina Biolcati, è uno dei quattro libretti facenti parte della collana Milena in love - Colpo di fulmine. Quattro storie che raccontano l’amore in luoghi e sfaccettature differenti, seconda la sensibilità propria delle singole autrici italiane.

È sì una storia d’amore ma è prima di tutto l’amore infinito per i libri che portano verso mondi altri, ed è tramite questi che la protagonista di questo racconto ritrova la fiducia in se stessa e la voglia di farsi travolgere da una nuova storia d’amore.

“Nei suoi ventisei anni di vita, ne aveva divorati a migliaia. Quando arrivava un nuovo romanzo, lei lo leggeva e scriveva una recensione che poi appendeva al bancone e lasciava a disposizione dei clienti.”

Cristina Biolcati
Francesca e Alex si conoscono in una situazione particolare e devono allearsi per risolvere un mistero, vivendo così peripezie inaspettate che li avvicinano più di quanto avrebbero mai potuto immaginare.

Una storia tenera, divertente, con una bella donna desiderosa di riscatto come protagonista, e a tratti persino commovente.

Un racconto breve, poco più di quaranta pagine, denso però di emozioni, di delicatezza, di leggerezza, ben scritto, l’ideale per una bella lettura estiva che al suo termine lascia un sorriso sulle nostre labbra e un fremito nel nostro cuore.

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martedì 27 luglio 2021

“Salsedine”: la poesia di Cristina Biolcati


“Non v'è denaro nella poesia, ma del resto non v'è nemmeno poesia nel denaro.” R. R. Grave

Siamo al terzo appuntamento con la poesia di Cristina Biolcati che ritroveremo poi a settembre.

Come “Meriggio”“Tracce di te (a miopadre)”, anche “Salsedine” è un inedito, per il quale ringrazio ancora una volta l’autrice.

“Salsedine” è perfetta per l’estate che stiamo proprio ora attraversando.

Non vi aspettate però una banale poesiola su mare, sole, amore. Quella che leggerete tra poco racconta sì di mare ma di quanto esso, e soprattutto i suoi abitanti, debbano quotidianamente sacrificarsi per far proseguire l’infinito ciclo vitale.

È vivida e spietata l’immagine del gabbiano che cattura il pasto a pelo d’acqua, e ciò che solitamente viviamo come luogo di relax e divertimento ci accorgiamo nascondere molto di più.

Cristina Biolcati
Il mare che ci appare fermo e tranquillo può mutare in ogni momento ed è nei versi sottostanti che possiamo intuire tali sussulti.

Cristina Biolcatiscrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione, da anni ormai ci fa sognare e riflettere con i suoi racconti e con le sue liriche (per e con entrambi si è aggiudicata numerosi premi letterari); di recente abbiamo potuto leggere il suo primo romanzo thriller “Le congetture di Bonelli” (Delos Digital), pochi giorni fa l’abbiamo ritrovata nel racconto breve “Al riparo dai sogni” (Officina Milena, per la nuova collana Milena in love), ne “Il castigo dell’acqua” (il cui ricavato va a sostenere “Sorriso in viaggio”, associazione che supporta i bambini malati e le famiglie che devono affrontare spese di viaggio e assisterli nei continui spostamenti per le visite specialistiche) e nel nuovo romanzo breve “Il suono delle sue ferite” (Delos Digital Passport).   

 


Sotto un cielo plumbeo

s’incunea la marina,

sì che all’orizzonte

perlacea gora appare.

È il tremolare

prezioso della trina

a farla sfavillare.

Un gabbiano osserva

dal palo alto della rena,

compagnando il guizzo

del suo futuro pasto.

A fior d’acqua cozzeranno

in volo radente i corpi.

Un pesce sonnecchia

nel subisso, pronto

al sacrificio estremo.

Pegno che chiedono

le città libere, sul mare.

Dove non morire invano

a nutrizione della vita.




lunedì 26 luglio 2021

“La stazione termale” di Serena Lavezzi: una delicata storia d’amore giapponese tra fiori e origami

La stazione termale, Serena Lavezzi

“Io ascolto tutto. Le sue parole mi avvolgono, sono lusingata e tremendamente imbarazzata da queste attenzioni. Cosa si risponde quando qualcuno che non si conosce si affaccia sulla nostra anima senza preavviso? E quando, senza timore, traduce ciò che anche gli occhi tentano di nascondere?”

Yukiko ha deciso di cambiare vita, di lasciare una città ed un lavoro che non le permettevano di esprimere il meglio di sé e quasi per caso si ritrova a lavorare in una stazione termale, in un piccolo villaggio giapponese. Qui si occupa di tenere pulito il cortile e tenere in ordine la veranda principale, quella che gli ospiti vedono appena arrivati.

Un giorno giunge alle terme un famoso maestro di origami che rimane colpito dalla giovane ragazza. Lei non se ne rende conto immediatamente e quando i due cominciano a conoscersi Yukiko comprende che qualcosa di speciale di quell’uomo l’affascina, come mai le era capitato prima. È in quel momento che un nuovo sentimento nasce dando il via ad un bellissimo viaggio tra le stagioni e le tradizioni di un luogo magico e quieto.

“La stazione termale”, una delle ultime pubblicazioni della scrittrice piemontese Serena Lavezzi, è uno dei quattro libretti facenti parte della collana Milena in love - Colpo di fulmine. Quattro storie che raccontano l’amore in luoghi e sfaccettature differenti, seconda la sensibilità propria delle singole autrici italiane.

Nello specifico “La stazione termale” ci introduce nel Giappone delle terme, una pratica millenaria ed una tappa obbligatoria per chi decide di visitare l’affascinante Paese del Sol Levante.  

Serena Lavezzi
È il luogo ideale per chi cerca serenità e desidera vivere un’esperienza che si potrebbe definire quasi mistica.

È il luogo nel quale Yukiko si rifugia e che potrebbe donarle quelle sensazioni e sentimenti da tanto desiderate.

“Come saprà io lavoro con la carta, che non è poi molto diverso dall’avere a che fare con i fiori. Delicatezza e forza servono in misura eguale e lei è dotata di entrambe, a mio parere.”

Un racconto breve, poco più di quaranta pagine, denso però di emozioni, di delicatezza, di leggerezza, ben scritto, l’ideale per una bella lettura estiva che al suo termine lascia un sorriso sulle nostre labbra e un fremito nel nostro cuore.

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venerdì 23 luglio 2021

“Sorelle” di Daisy Johnson: morbosità, gelosia, inquietudine ed un segreto indicibile

Sorelle, Daisy Johnson

“Quando una di noi parla, sentiamo tutte e due le parole muoversi sulla lingua. Quando una di noi mangia, sentiamo tutte e due il cibo che scivola in gola. Nessuna di noi due si stupirebbe se, aprendoci la pancia, scoprissero che abbiamo degli organi in comune, che i polmoni di una respirano anche per l’altra, che un cuore solo batte due volte, all’impazzata.”

Luglio e Settembre sono due sorelle adolescenti, nate a distanza di soli dieci mesi l’una dall’altra.

Il padre è morto e vivono ad Oxford con la madre che alterna periodi di depressione ad altri di alacre lavoro nel quale le figlie sono le protagoniste delle sue tavole.

Le ragazze hanno un rapporto simbiotico, morboso e Settembre, la più grande, fa di tutto per controllare ogni aspetto della vita di Luglio e fare in modo che si bastino a vicenda.

Poi però accade un fatto terribile nella loro scuola, qualcosa di cui non si può parlare e dal quale non si può tornare indietro; così la famiglia si trasferisce improvvisamente dall’altra parte del Paese, sulla costa, in una casa semiabbandonata appartenente alla zia delle ragazze.

Qui sperano di ritrovare un po’ di pace e mentre la madre trascorre le giornate a dormire e scende al piano di sotto solamente la notte, le sorelle esplorano casa e dintorni.

Riescono persino a fare nuove amicizie ma è durante un falò sulla spiaggia che Luglio si accorge che qualcosa sta cambiando e che il legame con la sorella non più lo stesso di una volta.

Forse la colpa è di ciò che è accaduto a scuola? O c’è dell’altro?

“E allora penso, come mi è successo tante volte, che Settembre è la persona che avrei sempre voluto essere. Io sono una forma ritagliata dall’Universo, trapunta di stelle che continuano a morire – e lei è la creatura che riempie il vuoto che io lascio nel mondo.”

“Sorelle” (Fazi Editore, luglio 2021, traduzione di Stefano Tummolini) è il nuovo romanzo (dopo “Nel profondo”, sempre per la Fazi) di Daisy Johnson, astro nascente della narrativa inglese e la più giovane scrittrice mai entrata nella rosa dei finalisti del Man Booker Prize.

Daisy Johnson
Quello che inizia come un rapporto anomalo tra sorelle si trasforma in qualcosa di ancorapeggiore. Luglio vorrebbe sentirsi più libera ma al tempo stesso pende dalle labbra di Settembre che ha sempre la parola o l’idea giusta. A causa sua non riesce neppure più ad avere un rapporto con la madre.

“C’erano mesi in cui ci diceva che sentiva una tristezza color ruggine e cuoio.”

La rabbia di Settembre è patologica e quando si scatena può colpire chiunque.

Ne nasce un romanzo psicologico che diventa inquietante e al contempo commuove per il reale significato di ogni cosa che accade, di ogni parola che viene detta.

Amore e invidia si intervallano, la casa è spettrale, quel falò potrebbe rappresentare la rivelazione tanto attesa e ciò che ad un certo punto immaginiamo non corrisponde alla realtà.

“Solo quando c’era Settembre i colori tornavano normali e ricominciavo a sentire il dolore o l’odore del pranzo sui fornelli nelle cucine della scuola. Settembre mi teneva ancorata. Non al mondo ma a lei.”

Tra horror e gotico “Sorelle” affascina e intimorisce, è disturbante e vorremmo solo che Luglio smettesse di giocare a Settembre dice perché non ci vuole poi tanto per superare i limiti e cadere in uno spaventoso buco nero senza fondo.

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martedì 20 luglio 2021

“Il circo della notte” di Erin Morgenstern: un folle viaggio per il mondo tra magia, circensi e amore

Il circo della notte, Erin Morgenstern

“Nessun elefante o clown. No, qualcosa di molto più raffinato. Niente luoghi comuni. Questo circo sarà diverso, regalerà un’esperienza unica, il piacere dei sensi. Teatralità priva di teatro, uno spettacolo totalizzante. Distruggeremo le congetture e le nozioni preconcette e ne faremo qualcosa di nuovo.”

Il circo della notte non è come quelli che avete visto fino ad ora. Questo apre al crepuscolo e chiude all’aurora e, superato quel cancello, sormontato da un bellissimo e magico orologio, vi troverete dinanzi una lunga serie di tendoni che nascondono attrazioni che non dimenticherete mai più.

Ma in realtà questa storia comincia con Celia e Marco, entrambi orfani di uno o entrambi i genitori, i quali possiedono delle capacità fuori dal comune, la prima vi è nata con queste, il secondo è stato addestrato. La potremo chiamare magia ma è qualcosa di più ed entrambi sono destinati ad una missione, o forse meglio dire un duello, all’ultimo colpo. 

Nonostante ancora non si conoscano sentono di essere legati l’una all’altro e quando il circo mostrerà i loro reciproci volti accadrà l’impensabile. L’amore sboccia e continuare a combattere sarà la sfida più complicata delle loro giovani vite. Il circo è ormai divenuto famoso in ogni angolo del mondo ma se il suo futuro dipendesse proprio da Celia e Marco? E se il loro destino fosse già scritto tra le stelle?

“Ho visto una grande quantità di cose in vita mia. Alcune preferirei dimenticarle. Dopotutto, un tributo bisogna pur pagarlo. Come per ogni cosa, e in modi diversi. Così come tutto si dissolve, con il tempo.”

“Il circo della notte” (Fazi Editore, luglio 2021, traduzione di Marinella Magrì) è il romanzo di debutto della scrittrice americana Erin Morgerstern che abbiamo imparato a conoscere grazie al bellissimo “Il mare senza stelle” (Fazi Editore, luglio 2020).

Erin Morgenstern
È una storia di circensi, di magia, di luoghi e persone incredibili, di vita vissuta, di viaggi per il mondo (visiterete Londra, New York, Praga, Lione, Monaco…); è un romanzo di formazione nel quale assistiamo alla crescita e la formazione di Celia e di Marco ma anche quella di Bailey e dei gemelli Murrey. Tutti loro sono accomunati dall’incertezza e dal desiderio, si sentono talvolta confusi e ancora non sanno cosa volere dal futuro.

È una storia di orologi bellissimi, di abiti da sogno e di libri. Leggere è importantissimo per Celia e Marco, è un mezzo per raggiungere sapienza ed abilità cognitive maggiori.

“Lassù è abbastanza in ombra per sentirsi protetto ma abbastanza luminoso per riuscire a leggere quando porta dei libri con sé.”

Celia e Marco sembrano così forti e impeccabili ma è bello realizzare la loro fragilità così umana.

“Il circo della notte” è un’esperienza bellissima (a partire dalla copertina!!), poetica, ci mostra cose che non avremmo neppure immaginato, ci permette di dare ad esse una nostra interpretazione, ci fa sentire liberi e ci fa riflettere su cose sia realtà e cosa illusione, nel libro così come nelle nostre vite.

“Il circo della notte” è magico, estraniante, un esperimento unico, un incontro di volti, di anime, di emozioni.  

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lunedì 19 luglio 2021

“La gara di Bowling” di Elisa Vincenzi e Cristina Lanotte: amicizia e inclusione tra autismo e sport

La gara di Bowling, Elisa Vincenzi, Cristina Lanotte

“Quando oltre a sorridere, batte le mani significa che è molto felice e approva. Se invece volta la testa di lato vuol dire che non è d’accordo su qualcosa. Francesca ha quasi undici anni. Lunghi capelli scuri, corporatura esile e un modo tutto suo di raccontarsi e di scoprire il mondo.”           

Francesca è una ragazzina di quasi undici anni, ha una vita familiare e va a scuola come le coetanee e i coetanei. Ciò che la differenzia dagli altri è il fatto di essere autistica. Questo è il motivo per il quale necessita di attenzioni particolari, da parte dei genitori e da parte dei compagni di classe, i quali, con il tempo, imparano ad apprezzare la sua compagnia e le sue capacità che potrebbero dimostrarsi utili in alcune occasioni. 

Accade infatti che la classe decida di iscriversi ad un torneo di bowling per provare a vincere dei soldi che permetterebbe loro di andare in gita. Nessuno di loro ha mai giocato a bowling e il tempo per prepararsi è davvero poco. E se la carta vincente fosse proprio Francesca?

“La gara di Bowling” (La strada per Babilonia, marzo 2021), testo di Elisa Vincenzi ed illustrazioni di Cristina Lanotte, è un libro ad alta leggibilità (perfetto per tutti ma in particolare per i bambini, per chi ha particolari disabilità visive e per chi ha disturbi specifici dell’apprendimento) davvero carino, realistico e colmo di positività.

Francesca ha tanto da insegnarci, perché di bambine e ragazzine come lei ce ne sono tante e questo libro ci insegna che ognuno di noi ha potenzialità da affinare e storie da raccontare, indipendentemente da tutto il resto. 

E che approcciarsi ad una persona nello spettro autistico non è poi così complicato, se lo si fa con sincerità è buone intenzioni.

“Una nuvola bianca. Solitaria. Sospesa. Sembra immobile e osserva. Guarda con attenzione tutto ciò che la circonda: lo spazio azzurro. I campi, le strade, gli alberi, le case e le persone. Francesca osserva il mondo, come quella nuvola sospesa.”

“La gara di Bowling” è una storia tra tante, è un esempio di inclusività, un qualcosa che, a differenza dei pregiudizi, non è così difficile da raggiungere.

Ci sono i compagni di classe di Francesca, ci sono i suoi silenzi, la sua logopedista, le sue difficoltà e il passato che l’hanno portata al presente sul quale il libro è incentrato.

Elisa Vincenzi e Cristina Lanotte hanno dedicato la loro arte alla creazione di un libretto, per grandi e piccini, davvero carino, ricco di insegnamenti, di scenari a tanti sconosciuti e soprattutto di preziosa sensibilità

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giovedì 15 luglio 2021

“I miei sbagli”: la poesia di Marco Giuli


“Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole.” (J. W. von Goethe)

Eccoci al terzo appuntamento con la poesia del romano Marco Giuli.

“I miei sbagli” è una delle cinquanta liriche della raccolta “L'anima de li pensieri mia” (gennaio 2021, autopubblicazione disponibile su Amazon).

Marco Giuli
Il linguaggio è semplice, popolare, dialettale, ma ogni parola è importante e portavoce di sentimenti profondi e talvolta di un disagio che ancora stiamo vivendo a causa del periodo storico particolare che stiamo affrontando.

Per saperne di più su questa e sull’autore andate a leggere l’intervista che trovate qui.

Questa lirica si mostra come una sorta di esame di coscienza nel quale l’autore ripensa a quanto fatto in passato, a quanto avrebbe potuto fare, all'amore, ai rimorsi e alla consapevolezza del valore degli errori commessi.

Marco Giuli sa di aver sbagliato ma sa anche che da questo si può imparare e che ogni errore lo ha portato ad essere ciò che è oggi.

Un insegnamento sul passato, una nuova speranza per il presente e per il futuro.  

 

Sai Erichè, ne ho combinate tante in questi anni

e se me guardo indietro avoja a raccontare

se faccio un bilancio di gioie e di danni

rischio soltanto di farmi del male.

 

Non so mai stato un figlio perfetto

E Dio solo sa quanto avrei voluto

che per timidezza non mostravo il mio affetto

nemmeno quando, porca miseria, avrei potuto.

 

Non sono mai stato un bravo fidanzato

anche se di amore ce ne ho messo tanto

anzi a volte per il troppo amor dato

ho perso le persone che avevo accanto.

 

E se ce penso bene, sai Erichè,

non sono mai stato come avrei voluto

ho perso anni a domandarmi perché

raccogliendo risposte nel tempo perduto.

 

Perché in fondo me chiedo, e sta volta davvero

che se so fatto così un motivo ce sarà

Ringrazio Iddio e ne vado fiero

di tutti gli sbagli che me farà fa.




venerdì 9 luglio 2021

“Il suono delle sue ferite” di Cristina Biolcati: un coinvolgente giallo australiano tra squali, barriere coralline e dilemmi umani

Il suono delle sue ferite, Cristina Biolcati

“Un tonfo, fortissimo. Dopo aver recuperato il cappello della tolda, Pardini si rialzò di botto e si girò a guardare gli altri. Vide i loro volti, seguì i loro sguardi e comprese. Uomo in mare! Il grassone, padre di famiglia, arrancava e si agitava in maniera scomposta nelle acque oceaniche della Grande Baia Australiana, a pochi metri da lui, ci stava uno dei predatori più temuti dei mari.”

Port Lincoln, Australia meridionale. Un gruppo di turisti italiani si prepara a salpare verso le Neptune Islands con la speranza di avvistare qualche squalo bianco e di poter sperimentare un eventuale incontro ravvicinato. 

Tra i partecipanti alla gita in mare l’ispettore Pardini che si trova lì per colpa del cognato che ha deciso di regalargli un viaggio da lui poco gradito. Poi però qualcosa accade, un uomo finisce in mare e non c’è scampo per lui. Quello che parrebbe un semplice incidente non convince Pardini che decide di sfoderare le sue doti investigative con la speranza di risolvere il caso e, perché no, ottenere, al ritorno a casa, il riconoscimento che merita.

“Quel mare che odiava era lì, ma non gli avrebbe rovinato la vita. Se solo avesse alzato gli occhi, avrebbe visto un ragazzino affacciato a un balcone, su al terzo piano. Paolo Cordioli non dormiva e, nascosto dietro le tende voluminose di quella stanza d’albergo, aveva visto tutto.”

“Il suono delle sue ferite” (Delos Digital, collana Delos Passport, giugno 2021) è il nuovo romanzo di Cristina Biolcati, scrittrice e poetessa ferrarese e padovana d’adozione.

Dopo “Le congetture di Bonelli” Cristina è tornata con un giallo in piena regola, stavolta ambientato in Australia e ancora una volta con un protagonista ben delineato ed una scrittura abile e riconoscibile.

“Il suono delle sue ferite” ci porta in pieno mare ad indagare su una morte che parrebbe priva di misteri ma è sufficiente immedesimarsi nei ragionamenti di Pardini per comprendere quanto i più piccoli dettagli siano importanti e possano cambiare ciò che vediamo.

Cristina Biolcati

“Perché si uccide? Questa era la domanda da farsi. La risposta? Per denaro, per vendetta, oppure per amore. Ne era ben consapevole Pardini e con quell’idea affrontò in silenzio la fine di quel viaggio assurdo.”

Un romanzo breve che racchiude in sé diverse riflessioni, in parte sul presunto delitto ma soprattutto sulla vita dell’ispettore italiano.

Perché a rendere particolare questa storia non è tanto la gita in mare alla ricerca degli squali ma ciò che, verso la fine, intuiamo del protagonista e di ciò che davvero gli sta a cuore.

Che il suo essere continuamente sarcastico nasconda dell’altro? O forse lui è proprio come ama mostrarsi, sempre scorbutico e persino presuntuoso?

L’ironia e il ritmo incalzante fanno divorare “Il suono delle sue ferite” e anche stavolta Cristina Biolcati ci porta nel suo mondo fatto di azione, di amore, non a caso, per gli squali bianchi, di sensibilità profonda e di storie sempre nuove e indimenticabili.

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martedì 6 luglio 2021

“Borgo Sud” di Donatella Di Pietrantonio: candidato al Premio Strega il toccante continuo de “L’Arminuta”

Borgo Sud, Donatella Di Pietrantonio

“Adriana si credeva un angelo con la spada, ma era un angelo sbadato e feriva anche per sbaglio. Se non fosse arrivata, chissà, tutto il resto non sarebbe accaduto.”

È notte fonda quando qualcuno bussa con forza alla porta. Adriana, che la sorella non vedeva da tempo, ha un fagotto in braccio e il bisogno di un riparo sicuro. Sembra stia scappando da qualcuno, ma da chi? 

E davvero è in pericolo o si è inventata qualche storia per l’occasione? Adriana ha sempre portato scompiglio e per quanto le voglia bene la sorella sa che quando c’è lei di mezzo le cose cambiano ed è necessario guardare in faccia la realtà come mai prima. 

Non a caso emergono subito i problemi: Piero, in passato sempre premuroso e gentile, è ormai assente e distaccato ma affrontare ed accettare la situazione non è né semplice né immediato.

Poi un giorno arriva una chiamata che riporta le due sorelle a Borgo Sud, la zona marinara di Pescara che le ha viste nascere e in parte crescere.

Il passato ritorna più vivo che mai ed è forse arrivato il momento di risolvere le vecchie questioni per troppo tempo lasciate nel dimenticatoio.

“Borgo Sud” (Einaudi, novembre 2020) è il proseguo dell’amatissimo “L’Arminuta” (vincitore del Premio Campiello nel 2017) candidato al Premio Strega 2021. 

Donatella Di Pietrantonio è una maestra nel penetrare tra i sentimenti delle persone, lo fece con “L’Arminuta” e l’ha rifatto ora portandoci nuovamente nel mondo delle due sorelle.

“Con mia sorella ho spartito un’eredità di parole non dette, gesti omessi, cure negate. E rare, improvvise attenzioni. Siamo state figlie di nessuna madre. Siamo ancora, come sempre, due scappate di casa.”

Passato e presente si avvicendano rendendo le cose non certo semplici. Le questioni sentimentali non sono mai state il forte per le due donne ma alle menzogne non ci si abitua mai e ricadere in un buco nero è un attimo.

Donatella Di Pietrantonio
L’infanzia turbolenta è sempre rimasta in secondo piano per riaffiorare nei momenti peggiorie così accade nuovamente facendo riapparire anche quella madre caratterizzata dall’anaffettiva e dalla lontananza prodotte da una vita altrettanto sgangherata.

Nonostante possa essere letto anche autonomamente, senza dubbio “Borgo Sud” si gode maggiormente se si conoscono le vicende dell’Arminuta e della sua famiglia allargata.

È stato bello ritrovare le sorelle adulte, una di loro ora madre, e scoprire quali strade hanno intrapreso.

Ancora una volta ci si commuove e si soffre con loro, si attraversano momenti difficili, le insicurezze, si ritrova l’Abruzzo con il suo mare e la sua schiettezza e si riallaccia quel legame che si era creato inizialmente con il primo romanzo.

“Li stavo perdendo tutti: Piero, mia madre, Adriana. C’era qualcosa in me che chiamava gli abbandoni.”

L’Arminuta non si dimentica, la si ama e anche questa volta, superata l’ultima pagina si continua a stare con lei e Adriana e a chiedersi cosa stiano facendo ora senza di noi.

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venerdì 2 luglio 2021

“Ho provato a morire e non ci sono riuscito” di Alessandro Valenti: la sofferenza e l’ossessione d’amore di un giovane adolescente

Ho provato a morire e non ci sono riuscito, Alessandro Valenti

“È la realtà il problema, non la <<realtà virtuale>>. Il vetro temperato te lo dovrebbero mettere alla nascita, al posto del camicino di seta. L’unica cosa non è passarci proprio troppe ore, sul telefonino, ma appena lo scopri ti dà una carica pazzesca. Pure il quotidiano è più figo leggerselo sul cellulare, dove c’è un corpo a corpo vivo tra te e quello che succede. La gente che hai conosciuto in una vita, da Hannover ad Acireale, a portata di mano. Ragazze che si cambiano, e cambiano, in continuazione, e aspettano i tuoi like. Sì, mi piaci. Tu. E tu. E tu. Il pollice parte in automatico. Mi piaci. Mi piace.”

Un giovane adolescente, Alessandro, conosce la coetanea Emma su Instagram; si trovano, si piacciono e si fidanzano. Lui prende un treno da Verona per raggiungerla a Roma ed è così che comincia una storia che sembra essere senza fine. Dopo poco tempo è chiaro che lei non sa cosa vuole e ama inoltre sentire sui social più persone contemporaneamente, in modo subdolo e al tempo stesso sfacciato. Alessandro comincia così un cammino di sofferenze fatto di alti e bassi, di tira e molla, di paranoie e di fumo compulsivo. L’immagine della morte lo raggiunge ad intervalli regolari e con essa la voglia di indagare su quella ragazza che è ormai diventata un’ossessione: chi sente ora? Chi sono questi che le stanno dietro e chi è quel ragazzo sempre taggato nelle foto di Emma?

“Ho provato a morire e non ci sono riuscito” (Blu Atlantide, luglio 2020) è l’esordio piuttosto forte del giovane Alessandro Valenti classe 2002.

Quella che ci viene raccontata è l’ossessione per una ragazza, per un amore che sarebbe potuto diventare grande ma che altro non era che una illusione.

È l’amore ai tempi dei social, dove tutti sanno tutto di tutti, dove le persone postano in ogni momento ciò che stanno facendo. Ma il rovescio della medaglia raramente è gradito: questo è il modo tramite il quale possiamo essere spiati e qualunque cosa può essere utilizzata contro di noi.

È ciò che accade ad Emma: una ragazza ancora troppo giovane per capire come ci si approccia agli altri, troppo sicura di sé in alcuni casi e poco responsabile.

“Ho provato a morire e non ci sono riuscito” racconta cosa accade quando dedichiamo troppo tempo della nostra vita a pubblicare post su di noi: naturalmente nessuno merita di essere spiato ma per evitare determinate situazioni è sempre meglio evitare di scrivere troppo.

Alessandro Valenti

Anche Alessandro è troppo giovane e non riesce a concepire ciò che gli sta accadendo.

Il passo dalla realtà alla follia è piccolissimo ed è un attimo trasformarsi, complice l’età adolescenziale, da un ragazzo mansueto e gentile ad uno fuori controllo e in ogni momento scostante.

“Non può neanche pensare a come lo ha guardato sua madre salutandolo. Non sa se vuol farle pagare le eterne malinconie che ha patito fin da piccolo e lo costringevano a fare il babbione per non pensarci, se la colpa è tutta di lei che lo ha fregato mettendolo al mondo senza paracadute, se vorrebbe farsi abbracciare come quando gli faceva passare il mal di testa appoggiandoselo a dormire sulla spalla, se vorrebbe non tornare più, se vorrebbe tempestarsi quella faccia da guappo che si è costruito.”

Tutto ciò è colpa di una mancanza familiare o dipende solo dal fatto che Alessandro è ancora così acerbo? O forse sarebbe opportuna una sorta di educazione sia all’età così difficile per tutti che all’utilizzo di tutto ciò che riguarda i social network?

“Ho provato a morire e non ci sono riuscito” è un monito per i coetanei di Alessandro ed una visione, per tanti inedita, per chi quell’età l’ha orami superata, genitori compresi.

Un romanzo scorrevole e a tratti spiazzante, un linguaggio giovanile e perlopiù colloquiale che ci apre un mondo carico di immagini e di significati.

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