mercoledì 8 aprile 2020

“Una notte sull’alpe della luna” di Enrico Brizzi: un viaggio tra i boschi alla ricerca di sé


Una notte sull'alpe della luna, Enrico Brizzi

“Siamo alla fine di qualcosa e all’inizio di qualcos’altro, ma è ancora troppo presto per sapere cos’hanno significato gli anni della scuola oltre alle interrogazioni e ai compiti in classe, né ci è dato indovinare cosa sarà di noi in autunno. L’unica cosa che possiamo fare è procedere al riparo degli alberi felici, in silenzio come pellegrini diretti verso un santuario, o un oracolo, e sperare che il futuro non arrivi troppo in fretta.”
Era dai tempi di “Jack frusciante è uscito dal gruppo” che non leggevo qualcosa di Enrico Brizzi e quando ho saputo di questo ultimo romanzo, la cui trama è connessa agli alberi e la natura, mi sono detta che dovevo assolutamente leggerlo. 


“Una notte sull’alpe della luna” (Aboca, 2019) è la storia di tre amici, tre ragazzi che concluso l’esame di maturità decidono di andare insieme all’Arezzo Wave, il noto festival italiano di musica rock; arrivati nella città toscana si rendono conto che l’evento musicale si è già svolto e per una serie di vicissitudini si ritrovano a di raggiungere Rimini a piedi attraversando boschi e dormendo in tenda. Scoprono così l’Alpe della Luna, il gruppo montuoso dell’Appennino settentrionale che attraversa Toscana, Umbria e Marche. 


Quella che nasce come goliardata diventa un’esperienza quasi mistica, un viaggio a piedi durante il quale i ragazzi ripensano al loro passato e riflettono sull’imminente futuro, come se quella estate appena iniziata giungesse improvvisamente alla fine. 


“Il terzo giorno del nostro viaggio, Brando, Senzombra e io traversiamo il cuore della faggetta, ormai a nostro agio come animali. Risaliamo fra i tronchi dritti degli alberi felici la pista che corre lungo lo spartiacque, sostenuti dal sussurro del bosco, e i mille occhi che vegliano su di noi ci fanno sentire al sicuro, benvoluti dalle slanciate sentinelle della foresta.”


Gli alberi sono lo scenario di questo loro peregrinare, si lasciano avvolgere da essi come se
Enrico Brizzi
rappresentassero una sorta di protezione dall’ignoto, dalla paura di ciò che verrà. 


Tutto potrebbe accadere lì in mezzo e tutto ciò di cui parleranno è lì che resterà. 


Tre giorni speciali, i segnali della Via dei Contrabbandieri a mostrare loro la direzione, i cuori e i pensieri di tre ragazzi che si preparano ad uscire dall’adolescenza e si godono la scoperta libertà. 


Centododici pagine che scorrono rapidamente e in maniera piacevole, un viaggio nel passato ed un’immersione nella natura che sempre più dovremmo riscoprire per ritrovare noi stessi. 


La lettura perfetta per questo strano periodo che stiamo vivendo, per evadere dalle pareti di casa ed annusare il profumo degli alberi che presto potremo riabbracciare. 

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