martedì 21 gennaio 2020

“Il rumore di una chiocciola che mangia” di Elisabeth Tova Bailey: come un piccolo gasteropode può alleggerire la malattia

Il rumore di una chiocciola che mangia, Elisabeth Tova Bailey

“Mi domandai perché avesse pensato che una chiocciola mi sarebbe piaciuta. Che cosa mai avrei potuto farmene? Non potevo scendere dal letto e riportarla nel bosco. Non la trovavo molto interessante e, se era viva, la responsabilità, soprattutto nei confronti di una chiocciola, era davvero fuori luogo, troppo per me.”
Una chiocciola trascorre il suo tempo tra foglie secche e terriccio, mangia, dorme, di tanto in tanto va in ibernazione o in estivazione e… che noia direte voi ma non è per nulla così. 

A rendere speciale questa storia è il fatto che si tratti di una storia vera, quella dell’autrice Elisabeth Tova Bailey che a causa di una malattia rara si trova costretta a letto e quando un’amica le regala un vaso di violette selvatiche e sotto le foglie ci trova una piccola chiocciola dei boschi la sua vita cambia per sempre.

La piccola chiocciola le fa compagnia, osservarla l’aiuta a trascorrere il tempo in maniera meno dolorosa, provando un conforto che mai avrebbe immaginato. Tutti abbiamo visto una chiocciola ma quanto sappiamo di come è realmente fatta? Elisabeth si incuriosisce e comincia ad approfondire le sue conoscenze relative all’anatomia, le abitudini di vita, il corteggiamento di questo piccolo mollusco gasteropode. Un anno a letto è lungo ma se lo si trascorre insieme ad un compagno che non ha fretta le cose sono diverse e persino il sottile rumore della chiocciola mentre mangia assume un significato differente e sfumature sensoriali inaspettate.

“A pochi centimetri dal mio letto, e a poca distanza l’uno dell’altro, c’erano il terrario e un orologio. Mentre nel terrario la vita fioriva, il tempo svaniva a colpi di secondi. Ma il rapporto tra il tempo e la chiocciola mi confondeva. Lei si muoveva nel terrario mentre le lancette dell’orologio si spostavano appena, quindi spesso pensavo che viaggiasse più veloce del tempo.”

De “Il rumore di una chiocciola che mangia” (Marsilio, settembre 2018, traduzione di Ada Arduini, illustrazioni a matita di Katy Bray) ne parlò con entusiasmo Piero Dorfles in occasione dell’ultima edizione di “Un pugno di libri”, misi in lista il suo consiglio letterario e ora ho capito la bellezza di questo libro.

Non a caso si è portato a casa premi importanti come la Medaglia dedicata a John Burroughs per essersi distinta nell’ambito della Storia Naturale, il Premio William Saroyan International come non fiction, il Premio National Outdoor Book in ambito naturalistico e
Elisabeth Tova Bailey
diverse altre menzioni d’onore.

Questa è una storia che nasce quasi per caso, come la misteriosa malattia dell’autrice, come l’improvvisa comparsa della piccola chiocciola.

Ma sapete poi quanto può essere impegnativo allevare una chiocciola in cattività affinché questa abbia una vita (che poi riprenderà il suo regolare corso nel bosco) il più naturale possibile?

E sapete quante cose non sappiamo di questo animale? Dalle migliaia di denti in suo possesso ai dardi che crea per l’accoppiamento, dai mille usi della bava alla migrazione delle chiocciole nei luoghi più impensati.

“Chi di noi è malato custodisce le paure di chi è in buona salute.”

“Il rumore di una chiocciola che mangia” è anche una riflessione sulla malattia, su come il tempo trascorre per una persona malata, su quanto anche una piccola distrazione come una chiocciola possa fare la differenza.

Un romanzo davvero bello e particolare che si fa divorare e che affascina irrimediabilmente.

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