martedì 4 giugno 2019

“Il club delle pecore nere” di Pierpaolo Mandetta: perché ciò che conta davvero è rimanere se stessi

Il club delle pecore nere

“Ma se non fossi destinato a essere felice? Se alle pecore nere come me non spettasse un posticino nel mondo in cui godersi la pace?”
Samuele, Nicole, Ivan, tre giovani trentenni che vivono a Milano, tre caratteri differenti ma con un aspetto in comune: la difficoltà nell’essere loro stessi. Samuele ha di recente fatto coming out e poco dopo ha abbandonato il promesso marito, Gilberto, sull’altare, si sentiva soffocare; Nicole fa la spogliarellista, è una femminista convinta e usa tranquillamente la carta di credito del padre che disprezza; Ivan è un manager che aspira ad arrivare ai piani alti, guadagnando sempre di più, e per farlo è obbligato a trovarsi una finta fidanzata. 

E poi c’è Rocco, un tredicenne abbandonato dalla madre a casa dei tre amici, il più fragile all'apparenza ma in realtà il più saggio ed assennato. Tra storie complicate di famiglia, idee strampalate e conflitti interni i quattro vivono una serie di avventure che fanno sbellicare dalle risa e al contempo riflettere su una serie di questioni che ci coinvolgono, in un modo o nell'altro, tutti.

“Ricominciare dal principio ogni volta per conoscersi meglio. Antichi vezzi inconcludenti di cui sbarazzarsi, fobie da sviscerare, angoli bui su cui far luce. Ma dov’è che ci nascondiamo davvero? Dov'è la verità sul nostro conto?”

“Il club delle pecore nere” (Rizzoli, 2019) è il nuovo romanzo, fresco di stampa, dello scrittore cilentano, classe 1987, Pierpaolo Mandetta, autore, per la stessa casa editrice, di “Dillo tu a mammà” (maggio 2017) e diventato famoso grazie al blog prima e ai suoi profili Facebook e Instagram ora.    

Avevo amato i libri precedenti ma con questo mi ha definitivamente conquistato, principalmente per un fatto, quello di riportare e trasmettere una serie di verità indiscutibili.

“A volte è la considerazione rigida che abbiamo di noi stessi a fotterci, a toglierci la libertà che nessun altro ci nega. Siamo carnefici e vittime, mentre il resto del mondo se la spassa.”

È da subito chiaro che Mandetta non ha scritto questo romanzo tanto per scrivere qualcosa, ma lo ha fatto ponderando la sua esperienza e quella delle persone con le quali ha avuto contatti tramite i
Pierpaolo Mandetta
social e la sua Posta del Cuore. 

I protagonisti sono quattro ma le storie, che finiscono per intrecciarsi tra loro, sono molte di più. Si parla di uomini e donne, di etero e di omosessualità, di speranze e di traguardi spesso disattesi. Si parla di amore, di delusioni, di sesso, della Milano frenetica e delle sue librerie, di legami affettivi, di genitorialità, di amicizia, femminismo e maschilismo, di adolescenza, di matrimonio, di figli, di fatica di vivere.

Mandetta regala una voce ad ogni suo personaggio con credibilità e inconsapevolmente la dona ad ogni lettore che ride, si commuove, si arrabbia e ritrova se stesso nel profondo.

“Tutti amano l’idea di sposarsi, e considerano il matrimonio il massimo traguardo della gratificazione. Come mai la gente vuole farlo? Perché il matrimonio rende normali. E la normalità ripaga con l’accettazione.”

Quante volte ci siamo chiesti perché certe coppie decidono di sfornare figli a caso per poi lasciarli a casa da soli, come si trattasse di uno spiacevole dovere?

“Sembra che siamo diventati una seccatura! Perché fate figli se poi ci date la colpa di avervi tolto la libertà?”

E quante volte, noi donne in particolare, ci ritroviamo a subire le idee degli uomini, ad avere a che fare con la dominante mentalità maschilista che permea la società? E cosa significa davvero essere femministe? Dobbiamo continuare a prostrarci dinanzi ad Adamo per quella costola mancante?

“Il club delle pecore nere” è un libro importante, una sorta di compendio, in chiave tragicomica, dell’attualità che stiamo vivendo. È anche l’esempio di come il volere tutto e subito, che caratterizza le nuove generazioni, non porti a nulla di buono, sia nel breve che nel lungo termine.

“Mamma pensò poi di ficcarmi in una scuola tenuta da implacabili suore svizzere, dove suor Lucidalba ci insegnò tutto sulla devozione della donna nei confronti dell’uomo. E ci credo: suo marito era Dio, mica ce l’aveva tra i piedi tutto il giorno a chiedere ‘dove sono i calzini’, anche se dopo venticinque anni di matrimonio sono sempre nel secondo cassetto.”

“Il club delle pecore nere” si fa divorare, ti entra dentro e va oltre, oltre le ideologie, oltre i luoghi comuni, oltre quelle che ancora oggi vengono definite tradizioni, oltre l’odio e verso un’unione fatta di amore, comprensione, dolore, fatica e difficoltà nel portare avanti ciò in cui crediamo.

Perché alla fine ciò che conta davvero è solamente essere se stessi, o almeno provarci, e fregarsene di tutti quelli che continueranno a vederci come pecore nere. 
Dopotutto immaginate che noia se tutte le pecore fossero bianche!

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