domenica 22 ottobre 2017

IT di Andrés Muschietti: il clown ritorna in vita dopo 27 anni con tanto sangue ma lascia a casa la sua magia

“Stanno stretti sotto i letti, sette spettri a denti stretti.”
Fine anni Ottanta. Siamo a Derry, cittadina americana nello Stato del Maine, in una piovosa e scura giornata. Bill Denbrough costruisce una barchetta di carta per il fratellino Georgie il quale, felice, va in strada per farla navigare spinta dalla pioggia. Fino a quando la barca non finisce in un tombino e nel momento in cui il piccolo si abbassa per vedere se riesce a recuperarla intravede qualcuno, un clown che si presenta come Pennywise, il clown ballerino. È un attimo, il clown gli strappa via un braccio con i denti e lo porta con sé nelle fogne.

Mesi dopo Bill e gli amici Richie Tozier, Eddie Kaspbrak e Stanley Uris si ritrovano dopo l’ultima giornata di scuola e si scontrano con il bullo Henry Bowers e scagnozzi. Ma ci sono anche Beverly Marsh, Ben Hanscom e Mike Hanlon: la prima viene picchiata dal padre, il secondo, obeso, è innamorato di lei, mentre Mike, ragazzo di colore rimasto orfano, lavora nell'azienda di famiglia.
I Perdenti

Tutti loro vedono IT in diverse forme, corrispondenti alle loro più recondite paure, e saranno queste esperienze, oltre alla scomparsa di Georgie, a portare gli amici ad allearsi per sconfiggere l’inquietante clown.

Tra i film più attesi dell’autunno “IT” (USA, 2017, regia di Andrés Muschietti) è già diventato l’horror più visto di sempre negli Stati Uniti d’America e finalmente è uscito, il 19 ottobre, anche nelle sale cinematografiche italiane. Come la maggior parte di voi sapranno “IT” è tratto (piuttosto liberamente direi) dal romanzo del 1986 di Stephen King.

Nel 1990 divenne famosa la miniserie televisiva in due puntate (regia di Tommy Lee Wallace) diventata cult e causa di incubi di milioni di bambini.

Ma possiamo affermare che il film di Muschietti sia rimasto fedele a King? E a quanti è importato questo aspetto? Va subito detto che andrebbero scritte due diverse recensioni, una per chi ha letto il libro (in Italia edito dalla Sperling & Kupfer), una per chi non l’ha letto e non gliene importa nulla.

Per i secondi, probabilmente la gran parte e di età compresa tra i 15 e i 25 anni, si sarà trattato di un film horror con scene sanguinolente e colpi di scena che li ha fatti saltare due o tre volte dalla poltrona. Saranno usciti dalla sala piuttosto soddisfatti ricordando i denti affilati del clown, i bulli che non l’hanno avuta vinta e le battute a sfondo sessuale.

Pennywise
I primi invece si saranno sì accorti dei colpi di scena ma la delusione avrà lasciato la sala con loro. Con questo non voglio dire che si tratti di un film che non merita di essere visto, anzi, ma perché non dedicare maggiore tempo alle scene dei sette amici insieme? Dov'è finita l’atmosfera alla “Stand by me” che si respira nel libro?

Alcune parti sono identiche al romanzo e la scena iniziale con Georgie protagonista è davvero forte e ben fatta. Così come la casa di Neibolt Street è veramente bella, (da fuori) ed esattamente come la si immagina durante la lettura.

Anche gli attori scelti per interpretare i sette amici sono perfetti (Jaeden Lieberher è Bill, Wyatt Oleff è Stan, Jeremy Ray è Ben, Sophia Lillis è Beverly, Finn Wolfhard è Richie, già visto tra i protagonisti di “Stranger Things”, Jack Dylan Grazer è Eddie, Chosen Jacobs è Mike), solo Beverly è forse già un po’ troppo grande. Anche Nicholas Hamilton ha proprio la faccia del pazzo Henry Bowers.

Certamente non era possibile trasporre un romanzo di milletrecento pagine così ricche di dettagli in poco più di due ore di film ma perché modificare inutilmente alcune caratteristiche importanti e rendere tutto troppo frettoloso? Passi il cambio di ambientazione (dagli anni Cinquanta agli Ottanta) ma, per esempio, Mike Hanlon risultava più interessante da orfano e con l’immagine di un nero scampato alla schiavitù? E il lebbroso che sembra uno zombie (finto)?

Neibolt Street
Per non parlare del quadro di Stan (inesistente nel romanzo) che appare come un mix tra una donna di Modigliani e Marilyn Manson!

E la diga, la fionda di precisione, la mitica Silver (che si vede a malapena) e la prova del fumo dove sono finite?

Le scelte di Muschietti sono state senza dubbio dettate dalla scelta di arrivare al più vasto pubblico possibile e concentrarsi sull’horror puro (che poteva però risultare migliore); ma così si ha l’impressione che IT (interpretato dallo svedese Bill Skarsgård) sia il protagonista e il bellissimo rapporto tra i ragazzi va scemando, così con quel sentimento ancestrale ed etereo che avvolge l’intera storia originale.

Ora non resta che attendere la seconda parte (in tanti, da quanto si può leggere, sul web, ignorano completamente l’esistenza di un sequel) che pare uscirà nelle sale nel mese di settembre 2019 e vedremo se il regista argentino sarà in grado di colmare alcuni di questi vuoti.



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